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Misteri Nascosti e 2012

Il blog sui misteri della scienza e sugli interrogativi sulle profezie per l'anno 2012. Visita anche il nostro blog TELEFONINO3.TK
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Scienziati italiani trovano la molecola anti-aids: "Blocca le cellule umane"











Roma - Nuove speranze per combattere il virus dell’Hiv da una piccola molecola scoperta da ricercatori italiani. Gli studiosi del laboratorio di virologia molecolare diretto da Giovanni Maga, all’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia (Igm-Cnr), in collaborazione con il laboratorio di chimica farmaceutica dell’università di Siena, diretto da Maurizio Botta, hanno stanato una molecola farmacologicamente attiva, in grado di bloccare l’infezione. 

La molecola anti-Aids Il suo bersaglio è un enzima cellulare, a differenza della terapia attuale che si basa invece su molecole dirette contro enzimi virali. "Il virus Hiv è un parassita delle cellule umane, non essendo in grado di riprodursi al di fuori dell’organismo infetto - spiega Maga in una nota - Come un vero predatore, il virus si introduce nella cellula colpita dall’infezione (solitamente un linfocita del sangue) e la spoglia delle sue risorse nutritive ed energetiche per duplicare il proprio genoma e costruire nuovi virioni. Al termine di questo processo di spoliazione, i nuovi virus escono dalla cellula, la quale, esaurite le sue energie, muore". 

Come funziona All’interno della cellula infetta il virus Hiv prende il controllo di numerosi enzimi cellulari, distogliendoli dalle loro normali funzioni e obbligandoli a lavorare per produrre nuove particelle virali. "Uno di questi enzimi è la proteina cellulare DDX3 - spiega ancora lo studioso - che normalmente interviene nella produzione delle proteine cellulari, facilitando il flusso di informazione genetica tra il nucleo (dove l’informazione viene custodita) e il citoplasma (dove l’informazione viene tradotta in nuove proteine). Il virus Hiv si inserisce in questo circuito e fa sì che DDX3 trasporti solo l’informazione genetica virale, per massimizzare la produzione di proteine virali a scapito di quelle cellulari. Quindi DDX3 è un cofattore essenziale per la riproduzione del virus all’interno delle cellule umane". Partendo da queste premesse, i ricercatori hanno utilizzato tecniche computerizzate per disegnare una molecola "su misura" per la proteina DDX3, che, successivamente sintetizzata e provata nei test biologici, si è dimostrata in grado di interferire con l’azione di DDX3, bloccandola. 

I risultati della ricerca I risultati, pubblicati sulla rivista Journal of Medicinal Chemistry dell’American Chemical Society, dimostrano come il blocco dell’azione di DDX3 causi l’interruzione della replicazione virale nelle cellule infette dal virus Hiv, senza danneggiare le cellule non infette che, al contrario del virus, posseggono meccanismi in grado di compensare la perdita di DDX3. "Questi risultati dimostrano, per la prima volta - aggiunge il ricercatore - che un farmaco diretto contro un enzima cellulare è in grado di bloccare l’infezione da Hiv. La terapia attuale anti-Aids - ribadisce dunque Maga - si basa su farmaci diretti contro enzimi virali". Ma gli enzimi virali hanno la tendenza a modificare la loro struttura durante la terapia, diventando resistenti ai farmaci utilizzati. "Gli enzimi cellulari, invece, hanno una capacità di gran lunga inferiore di mutare - conclude Maga - perciò un farmaco diretto contro un enzima della cellula avrebbe più probabilità di conservare la sua efficacia anche per tempi lunghi di terapia".


martedì 28 ottobre 2008

La misteriosa fine di Mohenjo-Daro






















Il Mahabharata il testo epico dell'antica India è pieno di leggende circa una misteriosa arma di distruzione di massa. 

La spedizione archeologica che ha scavato i resti di Mohenjo-Daro (potete trovare i riferimenti alla città in tutti i libri di storia, la sua fine è ancora avvolta nel mistero) si è trovata di fronte ad una citta molto estesa.

Non chiare sono le cause della sua distruzione, certi sono però i reperti ritrovati sul luogo: nessuna traccia di sconvolgimenti climatici (terremoti o alluvioni) resti di armi o scheletri di persone uccise (quindi guerre) . Gli archeologi furono perplessi.....secondo le loro analisi la catastrofe fu immediata e non durò molto...

Davneport e Vincenti due scienziati al seguito delle spedizioni formularono una teoria sorprendete: la citta fu rasata al suolo da un esplosione nucleare o qualcosa di simile.....
Trovarono ampi strati di vetro "verde" quello che si forma quando il terreno e la sabbia si fondono a temperature altissime (e si raffreddano ed induriscono subito dopo) in seguito ad ogni esplosione nucleare testata dall'uomo (per esempio nel deserto del Nevada).
Le analisi moderne portarono alla luce che molti resti dell'antica citta si fusero ad altissimi temperature (almeno 1500 gradi) , si trovò anche l'epicentro della supposta espolsione da dove tutte le case furuno disintegrate sino alle fondamenta...decine e decine di scheletri furono trovati nell'area di Mohenjo Daro con un livello di radioattività che superava il livello normale di 50 volte (!!!) 

Il testo indiano, a cui facciamo riferimento all'inizio di questo articolo, riporta in un capitolo di un guscio che "friggeva" fuoco senza generare fumo...quando questo guscio toccò il terreno l'oscurità coprì il cielo , uragani e tempeste rasarono al suolo la città, un orribile esplosione brucio migliaia di animali e persone in cenere....Contadini, uomini di città e guerrieri per giorni cercano di pulire grazie all'aiuto del fiume le polveri velenose....

 

Questo mistero è tutt'ora irrisolto , l'archeologia tradizionale continua a ritenere miti tutti i testi antichi scritti e sopravvissuti per migliaia di anni. Tutte le leggende sui diluvi, le incongruenze nei libri vedici che parlano di astronavi e simili esplosioni vengono tenute da parte e non considerate; gli scritti Maya (che ricordiamo avevano la capacità di costruire un calendario molto più accurato del nostro) e tutte le profezie dei popoli antichi vengono sistematicamente ignorate. Lo staff di Nibiru2012.it è in prima linea per divulgare e rendere noti tutte quelle anomalie del nostro passato che ci mettono in guardia circa il nostro futuro.



Per ulteriori informazioni circa la misteriosa esplosione indiana potete visitare : http://english.pravda.ru/science/19/94/377/13920_stones.html 


domenica 26 ottobre 2008

Le pietre incise dagli dei


















Palenque, Messico, ai giorni nostri. Decine di curiosi visitano il Tempio delle Iscrizioni maya, datato 692 d.C. e scoperto nel 1949 dall’archeologo Albert Ruz Lhuillier. All’interno di questa gigantesca piramide i turisti osservano, in un gigantesco sarcofago di pietra, sigillato da una pesantissima lastra rettangolare finemente istoriata, le spoglie mortali del sovrano Pacal. Ai più smaliziati non sfugge una stranezza: il disegno riprodotto sulla pietra tombale, vecchio più di un millennio, sembra rappresentare con incredibile precisione uno dei nostri moderni razzi in volo. La sagoma dell’ordigno è perfettamente aerodinamica, con tanto di piedini di atterraggio e getto propulsivo alla base. Al suo interno si vede il re Pacal, posizionato come un moderno astronauta, mentre aziona con le mani e con i piedi delle leve, e guarda dentro uno speciale oculare. Dunque, più di mille anni fa un sovrano maya aveva viaggiato a bordo di un’astronave spaziale? Oppure la pietra di Palenque ricorda, in maniera un po’ confusa e mitizzata, il passaggio di visitatori alieni sulla Terra? O ancora, come sostengono gli scettici, la raffigurazione ha semplicemente un significato simbolico del tutto terreno? A questi interrogativi non è mai stata data una risposta definitiva anche perché, inspiegabilmente, l’archeologia ufficiale sembra continuare ad ignorare di proposito l’enigma delle pietre che raffigurano gli dei.


I PETROGLIFI DI ICA

Nella minuscola città di Ica, in Perù, vive un insolito personaggio, il medico Javier Cabrera Darquea; quest’ultimo custodisce religiosamente, nel suo museo personale, oltre 20.000 pietre di andesite di diverse forme e proporzioni, alcune piccole e piatte e color grigio-ocra e altre  pesanti sino a 200 chili. Tutte hanno una curiosissima caratteristica, sono interamente coperte da elaboratissimi disegni preistorici che raffigurano tecnologie perdute o sconosciute! "Ho incontrato Cabrera nel 1991 - ha dichiarato il giornalista americano Brad Steiger - e ho esaminato le pietre trovate a Ica. Sopra di esse gli uomini preistorici avevano disegnato degli indigeni che volavano su uno pterodattilo ed osservavano con un cannocchiale uno stegosauro, il che mi stupiva non poco, visto che ufficialmente i dinosauri si sono estinti molto prima della comparsa dell’uomo sulla Terra. E c’erano anche figure di animali bizzarri, sconosciuti, e rappresentazioni dettagliate di chirurgia moderna, come un’operazione a cuore aperto la cui conoscenza non era possibile nell’antichità; in una pietra era poi descritta nientemeno che la deriva dei continenti... Nessun uomo preistorico poteva essere al corrente di simili informazioni sia del passato che del futuro. Nelle pietre più grandi c’era tutta la mitologia e l’astronomia, basata su un calendario di tredici mesi, di un popolo vissuto 230 milioni di anni fa, nell’era Mesozoica. Questa antica popolazione discendeva da una razza extraterrestre che aveva visitato la Terra 400 milioni di anni fa. Tutto questo si ricava dallo studio delle pietre...". Per avere conferma di queste incredibili asserzioni, Cabrera ha sottoposto alcuni reperti al geologo americano Ryan Drum, che ha dichiarato: "Ho studiato le rocce a 30 e 60 ingrandimenti con uno microscopio elettronico e non ho trovato, nelle incisioni, tracce di manipolazioni. Se le pietre sono genuine , allora hanno un incredibile valore; se sono uno scherzo, per il loro numero, la mole e l’accuratezza dei dettagli dovremmo studiare antropologicamente il loro autore...". E Joseph Blumrich, un ex-esperto della NASA convinto che in passato la Terra sia stata visitata da alieni, ha commentato: "Sono rimasto profondamente impressionato da ciò che ho visto. E sono molto felice di avere trovato un’evidenza così diretta di ciò in cui credo. Non ho alcun di dubbio sull’autenticità di queste pietre". "In molte di queste pietre - ribadisce Steiger - si vedono i progenitori dell’homo sapiens, esseri prima anfibi, poi rettili ed infine mammiferi, comunque anteriore alle scimmie. Cabrera è convinto che questi esseri siano stati manipolati geneticamente da una razza proveniente dalle Plejadi, che aveva una base esplorativa su Venere. Questi alieni seguivano un ben preciso piano scientifico. Sfortunatamente le loro creature vennero annientate dallo stesso cataclisma che ha sepolto sotto tonnellate di roccia le pietre di Ica". "Ho raccolto 20.000 pietre- ha dichiarato Cabrera - ma ne esistono molte di più, almeno 50.000.  É necessario che si crei una commissione di studio e che il governo peruviano istituisca un sistema di vigilanza permanente per proteggere questa ricchezza nazionale".


E SE FOSSE UNA TRUFFA COLOSSALE?

La scienza ufficiale non condivide l’entusiasmo del dottor Cabrera, ma anzi si dice sicura che le migliaia di pietre non siano nulla di più che dei falsi che gli indigeni del posto rifilano ai turisti creduloni. Federico Kauffmann Doig, uno dei più prestigiosi archeologi peruviani, ha commentato: "A livello scientifico il problema delle pietre di Ica non andrebbe neppure discusso. Mi limiterò a dire che già nel 1967 venne rintracciato uno degli autori di queste pietre: si chiama Basilio Uchuya e ha confessato di essere l’autore delle incisioni sulle pietre laviche. Non credo che l’argomento meriti più indagini di quante non ne siano state già fatte". E Viviano Domenici, responsabile delle pagine scientifiche del Corriere della Sera, ha ribadito: "Gli esseri raffigurati sulle pietre fanno cose strabilianti: trapiantano cuori, fegati e cervelli con coltellacci da cucina poco consoni al loro altissimo livello tecnologico, ma del tutto uguali a quelli che i contadini peruviani, i falsari, usano ogni giorno. La stessa incongruenza la si riscontra nelle cavezze che imbrigliano gli animali fantastici, che sono identiche a quelle dei moderni asinelli. Anche nella strumentazione astronomica gli extraterrestri di Ica rivelano poca fantasia e rimirano il cielo stellato con cannocchiali che sembrano usciti da un film di pirati. Quanto ai dinosauri e alla deriva dei continenti, queste immagini sono copiate di sana pianta dai libri di scuola...". Di diverso parere era lo studioso francese Robert Charroux che, nel 1977, commentava: " Ho esaminato le pietre false incise da Uchuya e la differenza è palese, il tratto è pesante e grossolano. Non è possibile confondere questi disegni così maldestri con le magistrali incisioni autentiche. Vorrei sapere poi come ha fatto Basilio a realizzare, dal 1960 al 1967, ben 11.000 pietre. Esiste poi una collezione analoga, in Colombia. L’archeologo dilettante Jaime Gutierrez Lega ha raccolto un centinaio di piccole pietre, la più interessante delle quali, ribattezzata il disco genetico, è larga 22 centimetri e riporta, finemente incisa, quella che Gutierrez ritiene la struttura microscopica dei geni e dei cromosomi...".


LINEE DI NAZCA, PIETRE DI ICA

Il giacimento delle pietre di Ica si trova a Sallas ed è stato messo a nudo da un terremoto. "Molte altre pietre - conferma lo studioso Yves Naud - arrivano da una zona ad una trentina di chilometri a sudovest di Ica, accanto il fiume omonimo, verso Ocucaje. Le pietre vengono perlopiù trafugate da tombe dagli indios, che le vendono a Cabrera o ai turisti. A Ocucaje non c’è famiglia contadina che non ne conservi almeno una. E sebbene gli scettici continuino a parlare di un falso, è certo che i graffiti sono noti almeno dal XVIIº secolo, come testimoniano i documenti dell’epoca. Se le pietre non hanno attirato l’attenzione degli archeologi, è perché la zona è estremamente ricca di reperti molto più preziosi ed interessanti, dai vasi Paracas alle selci lavorate. Un’eredità preistorica troppo abbondante ha reso i peruviani indifferenti alle pietre di Ica". Cabrera è convinto che i disegni di Ica siano collegati alle linee di Nazca. Sia sulle rocce di Ocucaje che nella pampa andina comparirebbero difatti i medesimi disegni. A detta di Cabrera, i tracciati andini sarebbero stati ricoperti, in passato, da un materiale sconosciuto, superconduttore e resistente alle alte temperature, che permetteva alle navi spaziali dei Plejadiani di atterrare in caduta libera senza alcun danno. Conferma a queste opinabili teorie venne nel maggio del 1975, quando il geologo Klaus Dikudt dell’Università di Lima disse di avere rintracciato, lungo le linee, " frammenti di un materiale scuro, traslucido, infrangibile, leggero ma estremamente duro, tanto da rigare il quarzo. Il materiale analizzato aveva reagito in modo anomalo a tutti gli esami, ed era rimasto intatto perfino sottoposto ad una temperatura di 4000 gradi. Non si trattava di frammenti di meteoriti. La composizione e la provenienza di questo materiale resta ignota...


LA PLACCA METALLICA DI EDMONTON

Il mistero delle pietre incise dagli "dei", o quanto meno dai loro discendenti, resta irrisolto. Sia la simbologia presente sulle pietre di Ica, vere o false che siano, sia i complessi glifi maya che circondano la lastra tombale di Palenque, solo parzialmente decifrati, sembrano ricordarci un passato remoto in cui la Terra, forse, era meta di visite da altrove. Indubbiamente è molto facile e comodo negare questa interpretazione, come frutto di un’accesa fantasia, ma negare non significa spiegare. Per questo motivo, dunque, gli enigmi di Ica e Palenque non sono mai stato risolti. Storie di pretese comunicazioni scritte o disegnate lasciate da qualcuno che, nella notte dei tempi, ha cercato di fornire una testimonianza scientifica agli uomini del futuro ricorrono ripetutamente nelle cronache documentate di questa umanità e non appartengono soltanto ad un remoto passato attorno al quale è possibile speculare senza alcun freno. Il 4 novembre 1967 Leonardo Romano, un nostro connazionale che si trovava a Edmonton, in Canada, vide dalla finestra di casa sua un globo luminoso atterrare sul campo antistante. Accanto ad una porzione di terreno erboso vistosamente bruciata, Romano trovò una minuscola lastra metallica lunga 17 centimetri e spessa solo un millimetro, coperta finemente da una serie di lettere non appartenenti ad alcun alfabeto terrestre conosciuto. Questo reperto, che qualche migliaio di anni fa sarebbe stato considerato un dono degli dei e per questo sarebbe stato ricopiato all’infinito, come le pietre di Ica, è stato ignorato, ancora una volta, dalla scienza ufficiale. E pertanto ancora una volta il mistero, forzatamente, permane.


fonte: Acam.it

sabato 25 ottobre 2008

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